Il Parlamento sta lavorando per modificare la Legge di Stabilità e correggere le contraddizioni presenti in un testo già di per sé non soddisfacente. I parlamentari stanno prestando le maggiori attenzioni al capitolo Trise, la mega tassa su casa e servizi che, fin dalle prime battute, ha scontentato tutti. In particolare, molte polemiche hanno come protagonista la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, de facto una sorta di Imu prima casa. Il Governo assicura che sarà inferiore all’analogo dei due anni passati, molti enti (tra cui la Cgia) calcolano un getto fiscale di gran lunga superiore.
Ma c’è un problema più grande e, soprattutto, evidente, immune a tutte le omissioni di cui questo esecutivo potrà mai rendersi colpevole. La Tasi difetta clamorosamente in progressività, violando un principio della Costituzione, ignorando qualsiasi ideale di equità. Nel testo base, infatti, risultano assenti tutte quelle detrazioni che umanizzavano, per quanto possibile, il voto dell’Imu prima casa. Il risultato è che molte famiglie indigenti che prima non pagavano tasse sulla casa, magari con figli a carico, saranno costrette a pagare l’intera quota e, molto probabilmente, visto lo stato assolutamente precario delle finanze nei Comuni, una tassa stabilita con aliquota massima.
Per questo il Parlamento sta pensando di ristabilire le detrazioni degli anni passati. Questo vuol dire che le famiglie con figli a carico pagheranno 200 euro in meno e 50 euro in meno ogni figlio. Ai partiti, però, non basta: è giustamente fuori da ogni logica dichiarare di aver eliminato una tassa e inserirle sotto un altro nome con le stesse caratteristiche. E’ al vaglio, quindi, un ulteriore detrazioni in base al reddito. Se l’Isee non supera una certa soglia, scatta la riduzione. Questa misura sarà presumibilmente progressiva, ma non è stata resa nota ancora né l’entità delle detrazioni reddituali né le soglie, o gli scaloni, che caratterizzeranno il provvedimento.