Il capitolo “tasse casa” è doloroso per molti italiani. La colpa è delle riforme che si succedono dal 2011, anno in cui i governi hanno deciso di ricavare il denaro necessario al rispetto dei trattati europei dal grande bacino dei proprietari di casa.
A certificare l’aggravio di tasse sulla casa è Confedilizia, che ha pubblicato stamattina un accurato documento. Questo analizza l’impatto che ogni nuova tassa ha esercitato e sta esercitando sulla pressione fiscale degli immobili. Il termine di paragone è il 2011, anno a partire dal quale la tassazione è andata modificandosi, ovviamente in peggio.
Il dato conclusivo, e quello che dà meglio l’idea delle dimensioni del cambiamento, è il seguente: rispetto al 2011, si pagheranno 45 miliardi di “tasse casa” in più.
L’elemento che ha contribuito all’aumento della tassazione è l’ampliamento della base imponibile. Due anni fa era abbastanza ristretta, poiché era vigente l’Ici, che escludeva dal prelievo tutte le prime case. Oggi, invece, la base imponibile è immensa e coinvolge la quasi totalità dei proprietaridi casa.
Hanno inciso anche le aliquote e i margini di aumento delle stesse concesse ai comuni, che hanno colto la palla al balzo per sopperire ai tagli verso gli enti locali decisi dallo Stato.
Nello specifico, dal 2011 al 2012 è stato registrato un aumento delle tasse sulla casa di 14,5 miliardi; dal 2012 al 2013 di 10,8 miliardi. Stando alla Legge di Stabilità che si profila all’orizzonte, poi, nel 2014 pagheremo il circa 20 miliardi di tasse in più. Da qui il risultato dei 45 miliardi.
Secondo Confedilizia è proprio per colpa dell’elevata tassazione sulla casa che l‘Italia non ha agganciato la ripresa: “Il mercato immobiliare è in piena sofferenza e questo condiziona la ripresa. Siamo l’unico Paese che proprio per questo non l’ha agganciata. Ove l’immobiliare cresce, la ripresa è già da tempo partita”.