La Legge di Stabilità è praticamente a un punto morto. Non stupisce che il Governo abbia deciso di porre la fiducia. A dividere gli animi, il capitolo casa. Il risultato del compromesso tra Pd e Pdl ha partorito una tassa, la Tasi, che è in fin dei conti una Imu peggiorata. Particolari proteste ha suscitato la mancanza di detrazioni nel testo base, che quindi penalizzava i ceti più poveri, da sempre esenti (o quasi) dal prelievo sulla prima casa.
Le trattative delle ultime settimane sembravano suggerire un ritorno alle vecchie detrazioni, con il sistema dell’Imu fedelmente applicato alla Tasi. Il Governo si era però imposto con un parere negativo, perché a suo dire una tale soluzione minerebbe al principio di “federalità” della legge. Si era tornati dunque punto e a capo.
La situazione sembra però in via di risoluzione. L’ultima trovata è del Pd, che sta proponendo – a quanto pare riscuotendo i sì di tutta la maggioranza – una sorta di detrazioni facoltative. Queste non vengono decise dal legislatore, ma lasciate ai Comuni che decideranno se applicarle e come applicarle, cercando comunque di rispettare l’impianto delle detrazioni Imu. Lo Stato stanzierà semplicemente un fondo di 300 o 400 milioni agli enti locali proprio a questo scopo.
Si può essere soddisfatti di questa via d’uscita? In un certo senso, no. In tempo normali potrebbe essere accolta con favore, ma oggi, con la crisi che stritola i Comuni, affossati da un Patto di Stabilità Interno assai deleterio e in perenne assenza di risorse finanziarie, la scelta di rendere facoltative le detrazioni significa, di fatto, negarle.
E’ lecito pensare che i Comuni, quasi tutti bisognosi di fondi anche solo per il semplice mantenimento dei servizi, negeranno o edulcoreranno le detrazioni.