Il mercato immobiliare, lo si vede pure a occhio nudo, è profondamente in crisi. Calano le vendite, calano i prezzi. Chi vuole vendere una casa non ci riesce perché non ci sono compratori o perché sarebbe costretto a venderla a prezzi bassi, chi vuole comprare non ce la fa perché il suo potere di acquisto si è ridotto.
Questo quadro fosco è confermato da un recente studio di Bankitalia che, tra le altre cose, ha divulgato anche i grafici dove spiega quello che sta succedendo. Non solo, in quella massa di linee e quadretti è possibile intuire il futuro del mercato immobiliare. Ebbene, le speranze che si riprenda non poi molte – almeno a giudicare dai dati.
Quello che balza subito all’occhio è crollo clamoroso delle vendite. Il numero delle transazioni di abitazioni è sceso, dal 2005, del 45%. Il numero delle transazioni di immobili non residenziali, addirittura, è sceso del 57. Lo stesso dicasi per i prezzi: nel primo caso (abitazioni) si è concretizzato un calo de 9%; nel secondo casi, invece, la situazione rispetto al 2005 è praticamente invariata.
Che sia colpa della crisi non c’è dubbio, anche perché non è una sensazione campata in aria. Tutti i grafici diffusi da Bankitalia, infatti, mostrano un trend – seppur frastagliato – di risalti fino al 2008 e una picchiata – decisa – dal 2009 in poi. E guarda caso la crisi, almeno in Italia, è esplosa proprio nel 2009.
C’è comunque un dato abbastanza strano nella relazione. Un dato che è nettamente in contraddizioni con quelli riferiti fin qui. Un dato difficilmente spiegabile. Mentre dappertutto calavano le vendite, collassavano i prezzi, il valore “capacità di accesso”, ossia il danaro che ciascuno detiene e con cui potenzialmente si può acquistare una casa, è rimasto invariato e, anzi, è aumentato di poco. Il fatto che ad un elevato livello di risparmo corrisponda un più basso numero di vendite vuol dire solo una cosa: la gente non compra anche perché ha paura e poca fiducia nel futuro.