Questo governo è bravissimo a cambiare il nome alle tasse. Nel giro di qualche mese, il tributo per la casa ha cambiato denominazione almeno un paio di volte. In principio c’era solo l’Imu, poi è comparsa la Trise e adesso la Iuc. Il fu Pdl aveva pensato anche alla Tuc, ma poi si è accorto che il richiamo al celebre biscotto non avrebbe giovato alla credibilità della tassa, e ha lasciato perdere.
Scherzi a parte, il cambio di nome ha la funzione di marcare una differenza rispetto a uno stato precedente. In questo caso, però, è stata modificata solo marginalmente l’aliquota. Il testo finale della Legge di Stabilità, promossa al rango di maxi-emendamento, è stata approvata il 27 novembre.
Il risultato delle estenuanti trattative e delle nottate passate a cercare le copertura si è risolta così: l’aliquota per il prelievo sulla prima casa sarà compresa tra l’1 e il 2,5 per mille. Qualcosa in meno rispetto all’anno scorso. Molto più pesante, invece, il tributo sulle secondo case, che sale a partire dal 2014 al 10,6 per mille.
La questione più spinosa, comunque, riguardava le detrazioni. Una delle poche qualità dell’Imu era (ed è, visto che non scompare) la progressività. Se una famiglia aveva il reddito basso, era composta da un numero alto di individui, pagava pochissimo di Imu prima casa o non la pagava per nulla. Il testo iniziale della Legge di Stabilità, invece, non prevedeva nessuna detrazione, ponendo in serie pericolo alcuni nuclei familiari. Fortunatamente, è stata trovate una soluzione. Le detrazioni ci saranno anche a partire dal 2014 e saranno coperte attraverso il trasferimento di 500 milioni ai Comuni, a cui spetterà il compito di distribuirle tra gli aventi diritto (presumibilmente gli stessi degli anni passati).