Ieri doveva essere il giorno della conferma, della definitiva abolizione della seconda rata dell’Imu prima casa. Così non è stato. Il Governo non ha trovato l’accordo né sulle coperture ne sui contenuti. Di questo passo, l’abolizione salterà e – differentemente da quanto promesso e annunciato più volte – i contribuenti saranno costretti a pagare la seconda rata dell’Imu sulla prima casa per fine anno.
Ecco tutti i problemi che si frappongono tra il Governo e il raggiuntimento di questo obiettivo.
Le coperture
Occorrono 2 miliardi per esentare dalla seconda rata solo le abitazioni e 2,4 miliardi per esentare anche i terreni agricoli. Il problema è il limite del 3% di deficit imposto dall’Unione Europea. In questa prospettiva, anche una minima spesa è impraticabile (2 miliardi rappresentano lo 0,1%).
Il Pd e il Pdl (ora Forza Italia) hanno idee diverse sul “dove” trovare i soldi. Il partito di Berlusconi vorre procedere con le dismissioni pubbliche immediatamente vendibili (come le spiagge), il Pd vorrebbe aumentare le aliquote sulle altre case.
Il contenuto
Come accennato sopra, uno dei punti dirimenti è la quantità delle tipologia soggette all’esenzione. La domanda principale è: anche i fabbricati agricoli devono essere esentati? Anche qui, le divisioni tra Pd e Pdl stanno rallentano la corsa all’abolizione della seconda rata.
Il capiitolo Comuni
L’ostacolo forse più grosso è quello posto in essere dai Comuni. Buona parte del gettito dell’Imu, infatti, è destinato ai Comuni, che con questa tasse si finanziano. Esentare la maggior parte degli immobili deputati a prima casa vuol dire, quindi, privare gli enti locali di molto denaro. Per questo, i Comuni stanno chiedendo allo Stato dei trasferimenti aggiuntivi.
Nel frattempo montano le proteste delle Caf, costrette a un limbo forzato. Lamentano – e giustamente – l’incertezza del Governo.