Comprare casa in tempi di crisi economica, per chi ha le possibilità economiche, è abbastanza conveniente. I proprietari non riescono a vendere e spesso devono applicare sconti sostanziosi (clicca qui per saperne di più). Oltre a valore dell’immobile, però, l’acquirente ha un’altra gatta da pelare: le imposte. La pressione fiscale sul semplice atto di acquisto, almeno in Italia, è considerevole. Certo, ad alleggerire il carico interviene un certo numero di agevolazione, ma cosa accade in assenza di queste? Quanto toccherà pagare di tasse?
Una domanda cruciale e a cui, spesso, si fatica a rispondere. Di seguito, una stima prendendo in considerazione un abitazione media, dal valore medio, dalla rendita catastale media, acquistata da un privato.
Le tasse su cui baseremo il calcolo sono quelle notarili. Che sono:
l’imposta di registro;
l’imposta ipotecaria;
l’imposta catastale.
Tutte i calcoli sono eseguiti in riferimento alle normative vigenti, non a quelle che – presumibilmente -entreranno in vigore a partire dal 2014 (la discussione sulla Legge di Stabilità è ancora in corso).
I dati di partenza sono:
un immobile adibito a seconda casa, quindi non soggetto ad agevolazioni;
acquistato da un privato;
dalla rendita catastale di 447 euro, che è la rendita catastale media in Italia (più o meno corrisponde a un appartamento di 110 metri quadri, con 4-5 vani).
Quindi avremo:
un valore catastale di 56.322 euro;
un’imposta di registro di 3.942, 54 euro;
un’imposta ipotecaria di 1126,44 euro;
un’imposta catastale di 562,22 euro.
Per un totale di 5632, 20 euro.
Insomma, una bella cifra. Essa corrisponde a circa al 3,3% del prezzo della casa, visto che 167.000 euro è la spesa media – al netto delle tasse – per un’abitazione in Italia. Ovviamente con le abitazione questa percentuale si abbassa notevole, fino dimezzarsi o più.