Acquistare casa in tempi di crisi è un’impresa ardua. A pesare, almeno in Italia, è anche una fiscalità che, oltre a essere eccessiva, è anche burocraticamente ostativa.
In questo periodo di ristrettezze economiche, è spesso la creatività a prendere il sopravvento. Insomma, ci si arrangia come può; nascono iniziative singolare ma comunque efficaci. Una di queste è il Rent to Buy, da noi conosciuto come “Affitto con riscatto“. Questa soluzione rappresenta una sorta di fusione tra l’istituto dell’affitto e quello dell’acquisto. In un certo senso, sono complementari uno rispetto all’altro.
In che cosa consiste il Rent to Buy? Semplicemente, il futuro acquirente alloggia nell’immobile che andrà a comprare pagando un affitto. Dopo un certo periodo, viene scalato dal prezzo della casa quanto pagato precedentemente per il “rent”. Questo isitituto è caratterizzato da una certa flessibilità, ma in genere l’affitto dura dai 2 ai 4 anni. Propedeutico alla stipula dell’accordo, è il pagamento, da parte del futuro acquirente di una sorta di caparra equivalente al 6-8% del valore della casa. Un altro particolare importante, e che rende il Rent to Buy appetibile anche per chi vende, è l’obbligo di maggiorare del 14% la quota mensile di affitto.
A questo punto sono i palesi i vantaggi di cui possono godere i protagonisti dell’accordo. Chi vende, gode per un certo periodo di un guadagno superiore a quello che avrebbe registrato in caso di locazione tradizionale, comunque ricevendo una certa quota di denaro fin dall’inizio. Chi compra, ha l’opportunità di diluire la spesa e cominciare ad abitare subito nella casa. In particolare, il Rent to Buy rappresenta una valida alternativa se l’acquirente necessita di tempo per monetizzare una sua proprietà o incassare guadagni da altre attività.
Da considerare è anche il capitolo tassazione: tutte le imposte sulla proprietà sono a carico del venditore.