Trise, Tari, Tasi. Alzi la mano chi ci sta capendo qualcosa. La Trise è la nuova tassa sui servizi, la Tari fa parte della Trise e riguarda i rifiuti. La Tasi idem, ma sostituisce l’Imu sulla prima casa e serve a finanziare i cosiddetti “servizi indivisibili”. Molte le critiche che stanno raggiungendo il Governo. In primis, il gioco delle tre carte: che senso ha dichiarare abolita l’Imu sulla prima casa per poi rimetterla sotto falso nome all’interno di un’altra tassa? Apparentemente nessuno, sebbene i più maligni pensino che il senso vada rintracciato nella necessità del Pdl di poter dire: abbiamo rispettato una promessa elettorale. La seconda critica è che, stando ad alcune previsioni, forse pessimistiche, alla fine il contribuente subirà un aumento della pressione fiscale.
Ad ogni modo, ecco le rassicurazioni del Governo. Saranno i Comuni a decidere l’aliquota per la Tasi e lo faranno a partire da un’aliquota base dell’uno per mille. La questione principale risiede però nel tetto massimo, che è fissato al 2,5 per mille. Visto il taglio ai finanziamenti agli enti locali è probabile che la stragrande maggioranza dei Comuni optino per l’aliquota massima. Ma anche così, il risparmio è comunque assicurato perché il tetto massimo per l’ormai defunta Imu sulla prima casa era del 6 per mille. Dunque, tutto ok? No, e per un paio di motivi.
1. Scompaiono le detrazioni e le esenzioni. Con il sistema messo in piedi da Monti, molte famiglie pagavano una Imu leggera o non la pagavano affatto (uno dei critieri era il numero dei figli a carico). Con la Tasi tutto ciò sarà un ricordo.
2. L’Imu sulla prima casa riguardava solo le abitazioni, mentre la Tasi riguarderà tutti gli immobili. A differenza degli anni passati di pagherà anche sui fabbricati strumentali e commerciali.
3. A pagare, dal 2014, saranno anche gli inquilini. Il loro contributo per la Tasi sarà variabile, dal 10 al 30% e ancora una volta verrà stabilito dai Comuni.
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