L’abolizione dell’Imu prima casa ha suscitato molte polemiche. Alcuni lamentano l’inutilità di questa operazione che, tra le altre cose, rischia di mettere in pericolo le finanze pubbliche. Altri, invece, accusano il Governo di aver ingannato i cittadini: non è vero che l’Imu prima casa è stata eliminata, ha solo cambiato nome. Quel nome è Trise.
La Trise, introdotta dalla Legga di Stabilità, comprende al suo interno la Tari, che sostituisce la vecchia Tares, e la Tasi, imposta che finanzia alcuni servizi comunali e comprende, ben celata al suo interno, il tributo per la prima casa.
L’unica speranza, scoperto che l’Imu sulla prima casa in realtà non è stata abolita, è che essa imponga un tributo in termine di risorse economiche inferiore alla vecchia Imposta Municipale Unica.
I sindacati si sono dichiarati delusi. La Cgil è addirittura sul piede di guerra, e ha annunciato un imponente sciopero. Questa indignazione è causata, oltre che dalla debolezza generale della Legge di Stabilità nel suo complesso, anche da una stima riguardo proprio la Trise. Le famiglie pagheranno, per questa nuova tassa, in media 345 euro all’anno. Un po’ troppo, per poter parlare di inversione di rotta.
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