Può capitare che qualche contribuenti “lasci per strada” l’imposta di registro, che è, tra le altre cose, il tributo “notarile” che costa in termini di risorse più denaro di quanto non facciano gli altri. Per alcuni si tratta di evasione totale o parziale, per altri semplicemente di dimenticanza o di errore nei calcoli. Ad ogni modo, se non si è in regola con il pagamento, si può usufruire di uno strumento molto utile: il ravvedimento operoso. Il nome dice tutto: si tratta di ravvedimento, perché comporta il versamento delle somme non corrisposte entro i termini di scadenza; è “operoso”, perché prevede che sia il contribuente a compiere il primo passo. Colui che è stato scoperto, e che quindi è stato raggiunto da una notifica, non può usufruire di questa opportunità.
Ad ogni modo, il ravvedimento operoso non è uno strumento “gratuito”. Esso comporta il pagamento di una sanzione, che è comunque molto bassa. Soprattutto, è basato su un meccanismo progressivo tale da spingere il contribuente ad agire prima possibile: più si ritarda il pagamento, più si paga. Ecco gli scaglioni e le rispettive cifre.
Dal 1° al 14° giorno: importo dovuto + 0,2% di quest’ultimo per ogni giorno di ritardo accumulato.
Dal 15° al 30° giorno: importo dovuto + 3% di quest’ultimo.
Dal 31° giorno fino al termine di scadenza della “dichirazione relativa all’anno d’imposta in cui la violazione è stata commessa” (fonte Agenzie delle Entrate): importo dovuto + 3,75% di quest’ultimo.
Alcune precisazioni. Si può accedere al ravvedimento allo 0,2% solamente se esso è accompagnato anche dalla dichiarazione degli interessi legali e della sanzione.
Il ravvedimento operoso non è valido se manca anche solo uno dei versamenti che il contribuente deve, al di là della semplice imposta di registro, corrispondere.