I prezzi delle case continuano a scendere. E’ quanto emerge da uno studio del frequentatissimo sito di annunci idealista.it. L’indagine ha interessato un campione molto ampio: sono stati presi in considerazione quasi 100mila immobili, situati in una cinquantina di Comuni. Il periodo di osservazione è iniziato il 1° luglio ed è terminato il 30 settembre. Ne consegue che lo studio è su base trimestrali e che le variazioni vanno lette si riferiscono al rapporto tra il trimestre di riferimento e quello precedente.
Il ribasso dei prezzi delle case non ha coinvolto tutte le città in modo omogeneo. Sicché, se a Roma e a Milano i prezzi sono scesi rispettivamente dell’1,3% e del 2,3%, a Padova sono scesi addirittura del 7,2%. Pecora nera (o bianca, a seconda dai punti di vista) è Pisa, che fa registratre un aumento molto corposo (+4,4%).
A Rome e a Milano, nonostante il calo – non consistente ma comunque innegabile – i prezzi rimangono molto alti. Per acquistare un immobile nella Capitale si spende in media 4.040 euro per metro quadro. Tiene la zona Nomentana, crolla l’Arvalia-Portuense (-16%). Per acquistare un immobile nel capoluogo meneghino, invece, si paga 3.873 euro per metro quadro. Qui a tenere è la zona di Famagosta-Barona, mentre a crollare è quella di Porta Vittoria.
Alcuni segnali rilevano che la ripresa del mattone, che comunque non si sa quanto sia ancora lontana, è all’orizzonte. Il dato più significato è il seguente: nella rilevazione più recente 39 comuni hanno fatto registrare un calo, ossia il 70% del totale. La precedente rilevazione, invece, riportava un interessamento del 75% dei comuni.
A fare il punto della situazione è Vincenzo Tommaso, capo dell’Ufficio Studi di Idealista.it: “In un quadro di prezzi in discesa, con tassi bassi previsti ancora a lungo, si creano le condizioni per un ritorno d’interesse verso il mattone, soprattutto per chi è intenzionato ad acquistare la prima casa, ma questi timidi segnali di ripresa rischiano di essere subito disattesi dalla cronica instabilità del Paese che si riflette negativamente sul mercato del lavoro e sul potere d’acquisto delle famiglie italiane, in ulteriore calo”.