Il ristagno economico italiano è un fenomeno del tutto peculiare che sta colpendo il nostro Paese in modo assurdo. Uno degli effetti più lampanti di tutto ciò è soprattutto un dato: a fronte della crescita della pressione fiscale crolla il gettito, cioè i soldi che lo Stato dovrebbe incassare dalle tasse.
Nei primi 5 mesi del 2013 il gettito IVA è sceso del 6,8 %, un ammanco che lo Stato non può permettersi e causato principalmente dal crollo del mercato immobiliare ma, si può ipotizzare, continuerà a crollare anche a causa della contrazione dei consumi. Molti sono in dati in negativo che riguardano il Paese: meno 8,7% la compravendita degli immobili, meno 6,7 % le ipoteche, meno 0,4% le entrate complessive da tasse e contributi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Lo stallo economico che prima ha paralizzato l’economia reale adesso si ritorce contro i governi che incapaci di trovare soluzioni che possano portare alla crescita hanno pensato bene di aumentare sempre di più la pressione fiscale. Introducendo così un clima di austerity che non riguarda certo non solo i tagli delle spese dello stato, ma anche una vera e propria austerità dei cittadini, che in mancanza di denaro o terrorizzati dall’avvento di tempi ancora peggiori, riducono ogni attività e spesa.
Inoltre, invece di sospirate riduzioni di IVA ed IMU e tasse sull’assunzione, implorate da ogni categoria sociale ed economica, le idee delle istituzioni sono poche e inutili (come un ulteriore diffusione di contratti a tempo che verrebbero estesi e facilitati, bocciata dalla CGIL) ed altre invece pericolose nell’immediato come la possibilità da parte delle Regioni e delle Province Autonome di elevare di un punto le aliquote IRPEF dall’1 gennaio 2014.
Un ulteriore aumento delle imposte che potrebbe fare crollare definitivamente l’economia italiana fatta di cittadini spaventati, imprenditori alle strette e paura per il futuro. Apparentemente dopo il rinvio dell’aumento dell’IVA, il governo ci tiene a sottolineare che l’impegno è di non aumentarla e di cercare di ridurre l’IMU sulla prima casa, riformulandola e chiedendone il pagamento solo a determinate categorie di immobili. Iniziative che sembrano trovare la copertura finanziaria nell’IVA che incasserà lo Stato dai pagamenti in sospeso di molte aziende da parte della Pubblica Amministrazione.
Una situazione paradossale in cui i cittadini sono tenuti a pagare in tempo mentre lo Stato no, e in cui quest’ultimo proprio dalle imposte sui pagamenti emessi alle imprese può trovare le risorse per un Paese in agonia.
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