La bolla immobiliare italiana è sempre più lontana, e il pericolo ipotizzato un anno fa – di questi tempi – dal direttore del Censis, Giuseppe Roma, sembra essere piuttosto remoto. All’epoca Roma aveva infatti previsto la possibilità teorica di assistere a un crollo tra il 20 e il 50 per cento dei prezzi delle case nel breve termine, dando adito a una lunga serie di polemiche sull’attendibilità della previsione.
Oggi la situazione italiana non è certo rosea, ma siamo comunque piuttosto lontani dalle previsioni Censis: nel territorio nazionale vi sono almeno 600 mila case invendute, in grado di intasare l’offerta commerciale di settore e porre in una scomoda situazione le imprese edili, che invece vorrebbero arricchire le proposte con nuove costruzioni.
Le case invendute sono tuttavia difficilmente preda dei potenziali acquirenti, a loro volta scoraggiati da prezzi rigidamente incollati su soglie troppo alte e – soprattutto – da difficili condizioni di accesso ai mutui.
Un contesto difficile, dicevamo, che tuttavia non è paragonabile a quanto accaduto negli Stati Uniti qualche anno fa o, per cercar lidi più vicini, quanto rilevabile in Spagna o in Irlanda.