A ben vedere tutto era partito da qui: il mercato immobiliare statunitense. La crisi dei mutui subprime fu la scintilla della grave congiuntura negativa nella quale anche l’economia europea è profondamente caduta, e proprio il settore immobiliare nordamericano può ben candidarsi – se non a locomotiva risolutrice delle difficoltà internazionali – quanto meno a traino per le criticità economiche locali.
Stando ai numeri diffusi dalla National Association of Home Builders, infatti, il dato che misura la fiducia dei costruttori di case sarebbe salito a 37 punti durante il mese di agosto, per il quarto mese consecutivo, e per un valore che rappresenta il massimo livello dal febbraio 2007 ad oggi. Il dato è altresì ben superiore alle aspettative (che invece stimavano una flessione a 34 punti), generando vasti margini di miglioramento, e l’impressione che il baratro sia alle spalle.
Certo è che, nell’economia statunitense, non tutto è oro quel che luccica: se infatti i dati sul comparto immobiliare sembrano essere soddisfacenti, quelli relativi al settore manifatturiero, anch’esso considerato (e a ragione) una delle principali locomotive economiche locali, faticano a svilupparsi positivamente, con una crescita dello 0,6% a luglio, e una capacità produttiva degli impianti salita al 79,3%, e con l’indice Empire State della Fed di New York che scivola in territorio negativo per la prima volta da ottobre.
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