Sessanta miliardi. A tanto ammonta, secondo alcune recenti proiezioni, il ricavo complessivo che lo Stato vorrebbe ottenere dalla dismissione di immobili durante i prossimi anni. Sessanta miliardi che, uniti ad una cifra almeno doppia tra il 2013 e il 2017, dovrebbero aiutare il debito pubblico a ritornare al di sotto del 110% del prodotto interno lordo, contro il 123,4% stimato per la fine dell’attuale anno.
Dai numeri di cui sopra appare evidente come il 40% di tutta l’operazione di incasso si poggi sul mattone. Una serie di aste di immobili pubblici era d’altronde stata già annunciata dal ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, che aveva fatto cenno alla possibilità di dar seguito ad alienazioni da 15 miliardi di euro all’anno, per un punto di prodotto interno lordo.
Stando a quanto formulato dal governo, il patrimonio immobiliare delle pubbliche amministrazioni è pari a circa 600 miliardi di euro, di cui più della metà in uso delle stesse amministrazioni, e il 30% in uso a enti no profit di altra natura. L’ipotesi più accreditata per gestire questo enorme patrimonio, è l’affidamento ad una società, pubblica o privata, della vendita del rimanente 10% di pubblico disponibile.
Dei 60 miliardi di euro così stimati, circa un terzo dovrebbe arrivare nelle casse dello stato nel 2013.
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