Tra le tante leve attraverso le quali il governo Monti sta cercando di recuperare risorse utili per perseguire la meta dell’obiettivo di pareggio di bilancio, vi è anche l’ottimizzazione del patrimonio pubblico immobiliare. Locuzione dietro la quale si cela la volontà di dismettere le proprietà ritenute “non utili” alla causa pubblica, liberando nel contempo dai costi gestionali le strutture amministrative, e consentendo un facile e immediato lucro sulle stesse.
Tecnicamente, la dismissione degli immobili pubblici è solo una “ipotesi”. Più pragmaticamente, la procedura di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico passerà attraverso la creazione di un fondo immobiliare, e l’attribuzione della gestione dello stesso a una sgr (società di gestione di risparmio), che su mandato dei ministeri competenti dovrà scegliere in che modo ottimizzare al meglio il fondo stesso.
Logico pensare che una delle vie per ottimizzare il patrimonio sia proprio la dismissione definitiva. A tanto sta pensando anche il ministero della Difesa, che nei giorni scorsi ha predisposto il bando di selezione della sgr che gestirà un patrimonio immobiliare valutato ben oltre il miliardo di euro. Inizialmente, gli immobili da vendere si troveranno nella Capitale: se questa prima fase sperimentale avrà successo, le operazioni di dismissione dovrebbero coinvolgere tutte le regioni italiane.
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