Daniele Franco, durante l’audizione al Senato, propone di nuovo l’introduzione dell’Ici sulla prima casa precisando che il peso delle tasse sul lavoro nel nostro Paese è troppo alto, infatti in Italia lo scorso anno la pressione della tassazione sul lavoro è stata maggiore di circa tre punti in confronto alla media delle altra Nazioni della zona dell’euro e di ben 5,5 punti percentuali in confronto a quella della Gran Bretagna.
Viene poi sottolineata, sempre nel confronto con le altre nazioni, come l’esenzione l’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili per la prima casa rappresenti un fattore anomalo del nostro ordinamento tributario e si possa rischiare di creare una pressione smisurata, per sopperire ai mancati introiti dell’ici sugli esercizi commerciali, sulle seconde abitazioni e sugli studi dei professionisti.
L’associazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese di Mestre, la Cgia, invece assume una posizione opposta e calcola che con la reintroduzione dell’Ici sull’abitazione principale i proprietari verseranno circa 2,8 miliardi in più ogni anno. Questa cifra attualmente viene versata direttamente nelle casse dei Comuni dallo Stato a titolo compensatorio, perché queste somme non vengono più versate dai proprietari. Ora, secondo la Cgia di Mestre, dall’imposta comunale sugli immobili pagata per le seconde case o sugli immobili commerciali o su quelli industriali viene garantito un gettito di 9,47 miliardi di euro, si potrebbero superare i dodici miliardi con la reintroduzione dell’Ici sull’abitazione principale ma questo significherebbe un colpo molto pesante per i proprietari degli immobili.