Il settore immobiliare ha da sempre rappresentato un driver chiave di sviluppo per il nostro paese e la crisi che sta vivendo non può che preoccupare. Se il 2010 si è chiuso con segno positivo, il primo semestre dell’anno in corso ha visto un ritorno forte del segno meno in termini di numero di compravendite finalizzate.
Le cause della crisi son sin troppo facili da individuare nella crisi di fiducia che sta interessando le famiglie italiane, con prospettive occupazionali in forse e una forte difficoltà di accesso ai mutui da parte dei più giovani, spesso alle prese con contratti a tempo determinato che mal si sposano con i criteri di credito sempre più stringenti delle banche. Sono proprio queste ultime tuttavia a ricoprire un ruolo chiave nell’attuale situazione di crisi: il progressivo aumento degli spread applicati ai nuovi mutui, la rigidità nella concessione di finanziamenti per percentuali elevate del valore dell’immobile e la crescente selettività nella valutazione del merito creditizio del mutuatario, stanno creando alte barriere per i nuovi mutuatari.
Lo scenario già di per sè poco roseo per l’immobiliare è arricchito dalla constatazione per cui al calo delle compravendite non si è accompagnato una contestuale riduzione dei prezzi. Si tratta di una dinamica che può avere un senso nel breve periodo, ma che faticherà a tenere nel medio-lungo e sta già scricchiolando di fronte a fenomeni sempre più diffusi di vendite con sconti anche del 20% rispetto alla richiesta iniziale. Quando i prezzi diminuiranno, a meno di fattori ad oggi imprevedibili, la domanda ne beneficerà e il numero di compravendite tornerà a crescere. E questo agevolerà molti privati e famiglie nell’acquisto della prima casa.
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