Ogni anno Lo Stato potrebbe incassare 62 miliardi in più dicendo addio al valore catastatale.
Gli esperti del gruppo di lavoro, sulle tax expenditures (cioè la possibilità di detrarre dalle imposte parti del reddito utilizzate per scopi specifici, di norma per avere servizi che lo Stato non fornisce in misura sufficiente o per niente affatto: per la previdenza, per esempio, o per le donazioni a enti ritenuti meritevoli) hanno ricavato una stima che darà filo da torcere ai proprietari di immobili.
Questo ammontare viene raggiunto perchè la rendita catastale – che non è un bonus – implica comunque una perdita di gettito per le casse pubbliche, poiché consente di pagare le imposte sulla base di un valore presunto (nello specifico, sulla base degli estimi entrati in vigore nel 1992, con rendite aggiornate del 5% nel ’96).
Gli introiti che l’Erario potrebbe riscattare se avvenisse la tassazione sono calcolati dalla cifra dei 62 miliardi. L’Omi (Osservatoio del Mercato Immobiliare) introduce i nuovi valori– più elevati del valore catastale di 7,7 volte – e tiene in considerazione tutti i tributi in cui entra in gioco la rendita:
- l’Ici (25,3 miliardi, abitazione principale compresa),
- le imposte dirette (Irpef e Ires sul possesso di immobili: 31,3 miliardi),
- le imposte indirette (registro e ipocatastali in caso di compravendite, successioni e donazioni: 5,6 miliardi).
Per ora gli esperti non suggeriscono un taglio dell’agevolazione – e dunque un incremento della pressione tributaria sul mattone – ma il loro lavoro dimostra ancora una volta che il Fisco ha riaperto il «fascicolo-casa», che pronosticherebbe tra l’altro anche l’anticipo dell’Imu (l’Imposta Municipale Unica) al 2012. Comunque la strada sembra essere spianata, poiché dal riordino delle agevolazioni verranno ricavate le risorse per finanziare la manovra di Ferragosto e la riforma fiscale