L’ultimo bollettino mensile dell’ABI non lascia adito a dubbi: il tasso di interesse medio sui mutui nello scorso mese di agosto è salito al 3,5%, mezzo punto percentuale in più rispetto al valore registrato a marzo.
Le cause dell’andamento sono molteplici. Anzitutto occorre sottolineare come il valore registrato rappresenti la media tra i finanziamenti a tasso fisso e quelli a tasso variabile e, essendo aumentata significativamente l’incidenza dei primi rispetto ai secondi, una buona parte dell’aumento è giustificato. Il rilancio forte dei fissi, che stanno polarizzando le preferenze degli italiani, sta anche concentrando il caro-
spread che si è registrato nelle ultime settimane.
Detto questo, è tuttavia interessante notare come i tassi interbancari che regolano i flussi di denaro tra istituti di credito, siano diminuiti fortemente nell’ultimo bimestre: l’Euribor a 3 mesi, che regola i mutui variabili, è sceso dall’1,6% all’1,55%, mentre l’IRS a 10 anni, da cui dipende il fisso, è calato dal 3,25% di luglio al 2,9%. “Quello che incide – sottolinea Stefano Rossini, amministratore delegato del comparatore mutui MutuiSupermarket.it – è l’incremento dello spread applicato. Sul fronte del fisso le banche, da giugno a oggi, nei casi più virtuosi hanno aumentato il differenziale tra i 30 e 40 punti base. Rispetto al variabile, invece, l’incremento è di 10 punti base”.
Questo aumento degli spread si lega all’incremento dei costi di funding che le banche si trovano a sopportare sui mercati, a fronte di capitalizzazioni sempre più deboli per la presenza in portafoglio di titoli di stato con valore in calo (vedasi i titoli di Stato italiani). A questo si uniscono prospettive non rosee per l’economia del nostro paese, che aumentano i rischi di insolvenza dei mutuatari.