I contratti di mutuo possono essere differenti principalmente in funzione della durata, della finalità e dei tassi d’interesse.
Per quanto concerne la durata la legislazione contempla l’esistenza di mutui di media o lunga durata, quindi esistono mutui da 5, 10, 15, 20 anni, e se necessario, purtroppo oggi sempre più utilizzati, da 25 o 30 anni.
Il mutuo è un esempio classico di prestito finalizzato, in quanto può essere concesso solo per determinate finalità: ad esempio, l’acquisto della prima o seconda casa, la ristrutturazione di un immobile, ecc.
L’aspetto indubbiamente più delicato e complesso, sono i tassi d’interesse.
Ma cos’è l’interesse? è il prezzo che siamo disposti a pagare per riuscire ad avere subito una somma di denaro per un certo periodo. Dunque rappresenta il costo del denaro che il mutuante riceve e ovviamente sarà tanto più grande quanto maggiore sarà la somma richiesta e il tempo chiesto per restituire tale somma.
Esistono tanti modi per quantificare gli interessi che andremo a pagare, infatti i mutui si differenziano soprattutto in base al tasso d’interesse adottato, ed i tassi più comunemente utilizzati sono:
Il mutuo a tasso fisso presenta lo stesso tasso d’interesse fino all’estinzione del mutuo. Il tasso viene fissato nel momento della stipula in base al tasso di riferimento del mercato “Eurirs” (cioè il tasso interbancario di riferimento per i mutui a tasso fisso, diffuso ogni giorno dalla Federazione Bancaria Europea. E’ spesso detto anche IRS: Interest Rate Swap).
Ancora prima del pagamento della prima rata è possibile conoscere l’ammontare del debito da restituire ad ogni singola rata del mutuo, comprensiva di capitale, spese ed interessi.
E’ particolarmente indicato per i lavoratori dipendenti e nel caso di una prevista inflazione, che porterebbe i tassi ad aumentare in riferimento alla conseguente crescita dell’Eurirs.
Il mutuo a tasso variabile si propone con un tasso di interesse che muta in relazione all’andamento di una o più misure di riferimento specificatamente puntualizzate nel contratto. A differenza del mutuo a tasso fisso, quello variabile viene calcolato sull’ “Euribor” (cioè il tasso interbancario di riferimento per i mutui a tasso variabile diffuso ogni giorno dalla Federazione Bancaria Europea).
Ogni rata ha un suo valore specifico in base all’andamento del mercato in quel preciso momento.
Il tasso variabile ha in sé la componente rischio: se l’inflazione cala la rata diminuisce, in caso contrario aumenta. Il tasso iniziale è generalmente più contenuto, rispetto a quello fisso, ed una volta in atto segue l’andamento del mercato.
Nel mutuo a tasso misto, invece, il tasso d’interesse può essere modificato da fisso a variabile o viceversa indicando con precisione nel contratto le condizioni e le scadenze.
Un’altra ipotesi di proposta di mutuo a tasso misto presenta una parte del capitale da restituire a tasso fisso e l’altra a tasso variabile.
E’ solitamente utilizzato da quei mutuatari eternamente indecisi, che non sanno scegliere in modo definitivo quale tasso d’interesse meglio soddisfa le loro esigenze.
Le condizioni dei diversi tipi di mutuo possono variare da proposta a proposta, i mutuanti diventano sempre più elastici e la personalizzazione del servizio è sempre più fattibile. Infatti, i mutui sopra elencati sono quelli più comunemente utilizzati, ma ogni istituto bancario o di credito propone delle proprie soluzioni.
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