È normale sottoscrivere un mutuo ipotecario ad una finanziaria o a una banca quando si chiede del denaro in prestito per acquistare, per esempio, la prima casa. Un bene, questo, che per gli italiani riveste importanza fondamentale: secondo la mappa abitativa dell’Agenzia del Territorio e del Dipartimento delle Finanze, in media il 79,1% delle famiglie italiane è proprietaria della casa nella quale abita: la percentuale tocca l’85% al sud, il 75,6% al nord. Con l’accensione di un mutuo si iscrive un’ipoteca sull’abitazione (anche se, di norma, il bene ipotecato può ancheessere una barca, un terreno oppure un’auto) con cui si tutela l’interesse del creditore: nel caso d’insolvenza del debitore, questo si potrà rivolgere alla magistratura chiedendo la vendita coatta del bene in modo da recuperare la somma che avanza. L’ipoteca, che delimita il massimo entro cui la banca può rivalersi verso il debitore, non è pari al capitale richiesto in prestito: la maggior parte delle banche chiede un valore superiore a quello finanziato, in genere del 150%, anche se la cifra può lievitare del 200% e persino del 300%.
Tanto per fare un esempio, stipulando un mutuo con un’ipoteca da 200mila euro a garanzia di un capitale da 100mila euro, si dovranno pagare quasi 200 euro tra tassa d’archivio, diritti di conservatoria e catastali e visura ipotecaria, più gli onorari (da 1.600 a 2.000 euro) e l’Iva al 20% (da 320 a 416 euro). In tutto fa una cifra variabile da 2.000 a 2.500 euro. Attenzione però, una delle voci che incidono di più sono i costi notarili: sono consistenti e si basano su piani tariffari nazionali che sono suddivisi per scaglioni con importi crescenti riferiti non all’importo del mutuo, ma al valore iscritto a ipoteca.